L'Uomo Homo Sapiens.

Accette in pietra verde levigata con manico in corno

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ITINERARI - SVILUPPO E PROGRESSO - L'HOMO SAPIENS

L'ARTE PALEOLITICA

Durante il Paleolitico superiore c'è stato un sviluppo della produzione artistica del tutto sconosciuto in epoche precedenti. Per quanto ci siano testimonianze di un'attività simile da parte dell'Uomo di Neanderthal, i prodotti che se ne conoscono non sono nulla in confronto alla grandiosità dei ritrovamenti risalenti al Paleolitico superiore. Due sono le principali categorie dell'arte di questo periodo: l'arte «mobiliare» o portatile, rappresentata da oggetti scolpiti o incisi (pendagli, statuette, ecc.), e l'arte parietale o rupestre costituita da pitture murali, incisioni e bassorilievi, tutti scoperti in caverna. Come si è già detto più volte a proposito degli utensili, non è escluso che esistessero forme di espressione artistica diverse da queste due, i cui esemplari però non sono stati rinvenuti perché realizzati con materiale deperibile; tuttavia il gran numero di oggetti ornamentali (in Europa ne sono stati scoperti migliaia) e le oltre cento grotte decorate in Francia e in Spagna fanno pensare a una effettiva prevalenza di tali tecniche. La pittura parietale veniva realizzata con l'uso di coloranti naturali, come le ocre e il carbone di legna; l'assenza di alcuni colori è probabilmente dovuta all'impiego di coloranti organici particolarmente deperibili. Le manifestazioni di questa arte sono state scoperte in grande numero, oltre che in Francia e Spagna, anche in Italia (in Liguria, Puglia, Calabria e Sicilia) tanto da suggerire l'ipotesi che la pittura parietale costituisca una caratteristica tipicamente europea. Tuttavia la recente scoperta di pitture parietali in una grotta della Namibia (nell'Africa meridionale) rafforza il dubbio che l'apparente concentrazione di prodotti artistici in Europa sia dovuta esclusivamente alla minore intensità delle ricerche negli altri continenti. Le immagini che vengono offerte dall'arte parietale sono sia naturalistiche sia astratte: grandi scene con animali come il bisonte, il cavallo, la renna, il cervo, il mammut, il rinoceronte lanoso, e in cui talvolta compare anche l'uomo, si alternano con decorazioni o segni di carattere astratto. Questi segni sono stati spesso interpretati come simboli o raffigurazioni schematiche degli organi sessuali maschili e femminili. Ma questa di trovare dappertutto dei significati sessuali è un po' una mania degli studiosi contemporanei, dalla quale bisogna guardarsi non tanto perché induce spesso in errore, quanto perché, in questo come in altri campi, il vezzo di spiegare ogni cosa con il sesso è diventato il modo forse più comune di banalizzare la realtà. Mentre le figure di animali sono frequentissime nell'arte parietale, solo raramente si trovano raffigurazioni di piante e il paesaggio non viene mai rappresentato. Nel caso di composizioni complesse è talvolta difficile capire se i loro autori avessero intenzione di descrivere una scena vera e propria, oppure no: le figure, infatti, sono spesso di dimensioni differenti e orientate in maniera diversa l'una dall'altra. Non sappiamo quale fosse il significato dell'arte paleolitica: molti studiosi hanno avanzato numerose ipotesi, che però riflettono soprattutto l'idea di arte propria dei nostri tempi, che molto difficilmente può coincidere con quella di allora. È stato notato che esiste una certa regolarità nella disposizione delle figure sulle pareti delle grotte e si è giunti a identificare una sorta di «gerarchia» fra le figure stesse: ad esempio i cavalli compaiono spesso affiancati ai bisonti, mentre gli altri animali sono collocati ai margini della scena. Ma da questo a comprendere l'intimo significato delle figurazioni paleolitiche il passo è lungo. Un problema ulteriore riguarda la cronologia dell'arte parietale, poiché nella maggioranza dei casi si può stabilire con difficoltà solo una cronologia relativa fra le pitture e quasi mai è stato possibile stabilire l'età precisa: la quantità di colorante usato è sempre troppo scarsa perché si possa applicare una qualsiasi analisi chimica o fisica, e solo nel caso che le immagini siano state ricoperte dal terreno è possibile ricorrere a criteri stratigrafici che le mettano in relazione con i reperti della grotta in cui si trovano. Sono stati effettuati anche tentativi di creare cronologie basandosi sullo stile delle figure, ma si tratta quasi sempre di metodi opinabili perché si rifanno a confronti con popolazioni moderne (non necessariamente affini a quelle del Paleolitico), oppure perché riflettono troppo la mentalità degli studiosi moderni. L'arte mobiliare è rappresentata essenzialmente da statuette in osso o in pietra che raffigurano animali, donne e raramente uomini. Le famose «veneri» paleolitiche sono numerose in Europa: si tratta di statuette femminili alte circa 15 cm che mostrano un'accentuazione dei caratteri sessuali, come il seno e il bacino, mentre molto raramente vengono raffigurati i tratti del volto e gli arti sono descritti in maniera stilizzata. L'attività degli artisti non si limita a questo: bastoni del comando e propulsori sono ora decorati riccamente con figure di animali incise o graffite: così anche molti altri tipi di strumenti, come spatole d'osso, zagaglie, arpioni, ecc., presentano motivi geometrici o naturalistici. Più o meno tra il 10.000 e il 9000 a.C. l'arte paleolitica cessa completamente; le pitture parietali scompaiono e rimane solo l'attività di decorazione degli oggetti che diviene sempre più astratta e schematica. Può darsi che ciò rifletta il cambiamento culturale dovuto alla necessità di adattarsi alla nuova fase climatica che stava iniziando con la fine della glaciazione. Lo spostamento verso Nord delle zone climatiche cui erano abituati gli uomini del Paleolitico superiore richiese quasi certamente un mutamento dell'economia; ora si poteva contare meno sui profitti della caccia, dato che il grosso delle mandrie era migrato verso Nord, e bisognava accentuare l'attività di raccolta. Gli uomini del Paleolitico superiore usavano diverse tecniche per riprodurre le figure animali. I graffiti si ottenevano «graffiando» le pareti di roccia con punte di selce. Un'altra tecnica era quella di coprire la roccia con uno strato di argilla sulla quale veniva modellato il contorno della figura con le dita. Per dipingere, invece, si preparava il contorno della figura e poi si passava alla colorazione del soggetto. In alcuni casi veniva colorato solo il contorno, in altri tutta la figura. Per ottenere le sostanze coloranti, gli uomini del Paleolitico si servivano dell'ocra, una terra il cui colore varia dal giallo al rosso bruno. Probabilmente per il nero si usava il carbone di legna o la fuliggine del grasso animale. Gli altri colori erano ottenuti probabilmente con coloranti organici che sono scomparsi col tempo. Quasi tutte le figure rinvenute nelle grotte del Paleolitico superiore rappresentano animali. Essi sono stati disegnati o dipinti accuratamente e si può perciò identificarne la specie: si tratta di mammut, renne, uri, cervi, orsi, ma i più frequenti sono i cavalli e i bisonti. Il loro ambiente naturale non è mai rappresentato; i paesaggi non compaiono mai nelle pitture paleolitiche. Nello stesso gruppo a volte si trovano animali che in realtà non vivevano insieme. Ad esempio, bisonti e cavalli sono spesso rappresentati vicini sebbene vivessero in branchi distinti. Nemmeno le proporzioni erano rispettate; era possibile, ad esempio, trovare un piccolissimo mammut accanto ad un grosso bisonte. Qualche volta i disegni sono sovrapposti.

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IL MESOLITICO

Circa 10.000 anni fa ebbe termine l'ultima glaciazione, quella di Würm, e le condizioni climatiche cambiarono sensibilmente soprattutto nelle regioni prossime ai ghiacciai. La Francia e la Germania, che avevano avuto un clima rigido ed erano state popolate da animali caratteristici delle regioni nordiche, videro modificarsi quasi per intero la flora e la fauna. La steppa e la tundra piene di cavalli e di renne lasciarono il posto ai boschi di noccioli e alle foreste di querce percorse da piccole branchi di cervi e di cinghiali. Il mammut e il rinoceronte lanoso scomparvero definitivamente e la renna si spinse verso Nord alla ricerca di un ambiente più adatto. Questi mutamenti posero fine in Europa alla civiltà della renna. Nelle nuove condizioni procurarsi il cibo fu più difficile. Contrariamente a quanto si sarebbe portati a pensare, il ritorno a un clima mite segnò l'inizio di tempi duri per gli abitanti delle regioni dove era vissuta la renna e nelle quali, nel Paleolitico superiore, la caccia era stata la principale attività dell'uomo. Quando la selvaggina si fece più scarsa si rese necessario cercare in attività diverse dalla caccia, e cioè nella raccolta intensiva di vegetali commestibili, risorse alimentari più sicure e abbondanti: la carne degli animali selvatici cominciò ad avere una importanza minore nella dieta umana. Fu un periodo di transizione tra modi molto diversi di vita. Tradizionalmente lo si è chiamato Mesolitico (dal greco mésos = «mezzo»), per indicare appunto che sta tra il Paleolitico, l'antica età della pietra, e il Neolitico, la nuova età della pietra. Alcuni studiosi hanno messo in dubbio la possibilità di considerare il Mesolitico come un periodo a sé, distinto dal Neolitico: non vi sarebbero infatti elementi sufficienti per riconoscergli un carattere autonomo. Oggi il termine è rimasto nell'uso, anche se probabilmente sarebbe più esatto parlare di Neolitico inferiore. Un fatto interessante è che tutte le culture mesolitiche, europee e asiatiche, presentano alcuni caratteri comuni. Gli uomini di questo periodo, ad esempio, hanno prodotto in abbondanza attrezzi in pietra di dimensioni molto ridotte, la cosiddetta «industria microlitica» (dal greco mikròs = «piccolo»). I raschiatoi, le punte, i bulini che appartengono a questo tipo di industria non superano i 3 centimetri di lunghezza. Persino in America sono stati rinvenuti attrezzi simili che testimoniano la diffusione universale della cultura mesolitica. Come mai questi attrezzi avevano dimensioni così piccole? Mancava il materiale necessario per preparare utensili più grandi? Questa ipotesi è stata sostenuta per qualche tempo, ma quando furono scoperte industrie microlitiche vicino ad abbondanti giacimenti di selce fu necessario abbandonarla. Non si può nemmeno affermare che questi utensili servissero per una lavorazione più fine degli oggetti in osso. Al contrario le industrie del mesolitico non presentano più i begli arpioni e i propulsori dell'epoca precedente, ma solo strumenti fatti di corno di cervo scarsamente decorati. La scomparsa del propulsore è senz'altro da mettersi in rapporto con la comparsa dell'arco, strumento più efficace nella caccia. Caratteristici della lavorazione delle industrie mesolitiche sono gli arpioni che non hanno più la forma rotondeggiante come quelli del Paleolitico, ma sono appiattiti e risultano quindi più tozzi. Esaminando i prodotti della civiltà mesolitica si ha l'impressione di trovarsi di fronte ad un mondo dove la vita umana si è impoverita. Non si incontrano manifestazioni artistiche paragonabili per bellezza e complessità alle pitture parietali delle caverne del Paleolitico superiore. Le sole prove della sopravvivenza di un sentimento artistico, per quanto ne sappiamo, sono costituite da serie di ciottoli colorati o disegnati con figure geometriche che sono stati rinvenuti in molti giacimenti.

IL PALEOLITICO MEDIO E L'UOMO DI NEANDERTHAL

IL PALEOLITICO MEDIO E L'UOMO DI NEANDERTHAL ...

I VILLAGGI PALEOLITICI UCRAINI IL PALEOLITICO SUPERIORE E LA COMPARSA DELL'UOMO MODERNO

NEANDERTHALENSIS E SAPIENS: FRATELLI O CUGINI? IL PERFEZIONAMENTO DELLE TECNICHE DI LAVORAZIONE DELLA PIETRA L'ATTREZZATURA DEL PALEOLITICO SUPERIORE

LA COLONIZZAZIONE DELLA TERRA LA PESCA NELLA PREISTORIA

L'ARTE PALEOLITICA IL MESOLITICO

 POPOLAZIONE E RISORSE NELL'ECONOMIA DI CACCIA E RACCOLTA ARCHEOLOGIA ECONOMICA

MODELLI DI SIMULAZIONE SISTEMI E DIAGRAMMI DI FLUSSO

UN ESEMPIO DI ANALISI TERRITORIALE ARCHEOLOGIA ECONOMICA E ANALISI DEI SISTEMI

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